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In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Lo sguardo del nemico PDF Stampa E-mail
(riflessioni in margine al seminario sull’Islam - ottobre 2007)
di Patrizia Gioia

«Se non vivo l’altro come nemico egli può sfruttarmi », scrive Raimon Panikkar, «ma se non corro il rischio di espormi al pericolo del cosiddetto nemico, continuo a creare nemici e a creare inimicizie... Quindi la motivazione sta in me. Io, vedendo nell’altro un nemico, non scopro nell’altro anche un potenziale amico, e poiché lo vedo come nemico lo tratto già dialetticamente come qualcuno che devo combattere».

A Bologna, prima del seminario di approfondimento organizzato da InterCulture sul tema «In ascolto di altri islam», ho pranzato con Adel Jabbar, iracheno e musulmano, nato a Baghdad, sociologo dei processi migratori che insegna in diverse università e che avrebbe poi tenuto una relazione introduttiva al dialogo con i partecipanti.
L’intensità e la profondità del suo sguardo mi hanno subito colpita, spaventandomi oltre che interessandomi, intensità e profondità a me, donna occidentale europea italiana lombarda milanese, sconosciute.
Quegli occhi, come uno specchio, riflettevano un mondo a me ignoto, un mondo misterioso, denso di luci e di ombre, un mondo raccontato da altri, pieno di giudizi e di pregiudizi, un mondo fatto di altri colori, di altri odori, di altri sapori e di altri suoni, un mondo fatto di altri abbracci, di altri modi d’amare, altri modi di raccontare, altri modi di conoscere, un mondo fatato e stregato, un mondo a me sconosciuto e tanto lontano. Ma lontano da dove? Ecco come la paura del «diverso» crea le sue difese ed inizia le suo offese. Il perturbante contiene il bello ed il terribile, inscindibili, da incontrare e contenere in noi.
Durante il convegno, prima di iniziare la sua relazione, Adel ha chiesto ad ognuno dei partecipanti di definire con un solo aggettivo la parola musulmano e la parola islam.
Diversità, paura, misoginia, sottomissione, imposizione, antidemocratico, curiosità, violenza, alcuni degli «stati d’animo» che raccontavano sinceramente il nostro vissuto interiore, perché ciò che non conosciamo ci spaventa e, invece di desiderare di conoscerlo, lo evitiamo, lo buttiamo dietro le spalle, lo isoliamo in quella che crediamo indifferenza ma che è l’inizio dell’odio.
Perché l’indifferenza non esiste, perché di indifferenza si muore, e noi siamo esseri umani, talmente bisognosi di vita e d’amore d’avere una terribile paura della loro mancanza e della loro presenza.
È per non sentire questa mancanza-presenza che uccidiamo e ci uccidiamo, ma questa mancanza-presenza è «relazione», è opportunità di conoscenza, è vulnerabilità e forza, e può diventare «buco», profonda caverna dove si anniderà il nemico, solamente se ci consegneremo prigionieri a questa ignoranza, solamente se non oseremo il suo ascolto e l’amore per ciò che ancora non conosciamo.
La vita e l’amore sono sempre presenti, sono dentro in ognuno di noi, solo che non ci crediamo e non tentiamo nemmeno di farne esperienza; così, invece di portare amore a quella parte sofferente, amore che è desiderio di conoscenza del nostro lato buio e conoscenza dell’altro, costitutivo di noi, giriamo la moneta che abbiamo nel palmo della nostra mano ed iniziamo a pagare il prezzo dell’odio.
Incontrare l’amore del nemico è un passo necessario in questo momento storico così difficile, ma io credo che per fare questo passo fuori, passo che romperà la legge del «dente per dente, occhio per occhio», passo che potrà modificare lo scontro in atto tra civiltà, è assolutamente necessario che lo facciamo prima dentro ognuno di noi.
È necessario incontrare la nostra ignoranza e perdonare noi stessi - ognuno ha il suo delitto.
Queste due dimensioni, quella interiore e quella esteriore, sono inseparabili, ma dobbiamo necessariamente separarle per poter operare un radicale cambiamento: se non incontrerò prima in me quel nemico il cui sguardo non ho osato incontrare, se non mi renderò vulnerabile, se non avrò amore per il «mio» nemico, nulla cambierà nel mondo.
Spaventati da quello che crediamo lo sguardo del nemico, trasformiamo la nostra paura in difesa e in offesa; ma se ogni volta ci ascoltiamo seriamente ed amorevolmente, scopriremo che quello sguardo è lo sguardo della nostra ignoranza che ci obbliga a chiudere gli occhi, a «creare» il nemico.
Ecco perché il perdono è «de-creazione». Dice Panikkar: «Se la creazione è fare dal nulla una cosa, il perdono è fare che quella cosa torni al nulla». Incontrando la mia ignoranza e amandola «de-creo» il nemico da me costruito e ritorno nella relazione dove Conoscenza e Amore sono inseparabili.