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In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Nello specchio dell'Islam PDF Stampa E-mail
(seminario di approfondimento - ottobre 2007)
di Patrizia Picchietti

Il ciclo di conferenze per la presentazione del n. 7 di InterCulture «In ascolto di altri Islam» si è concluso il 14 ottobre presso la Scuola di Pace del quartiere Savena, con un pomeriggio di seminario a cui hanno partecipato numerosi lettori, nel tentativo di portare un ulteriore approfondimento alle tematiche in questione. Arrigo Chieregatti, co-direttore della rivista, che ha introdotto e coordinato l’incontro, prima di lasciare la parola ad Adel Jabbar, ci ha richiamato ad una riflessione sulla possibilità di essere un po’ tutti, inconsciamente, razzisti e, in modo sottile e nascosto, di voler consolidare il nostro vivere borghese, esaltandolo ed esportandolo in altre culture. La cooperazione internazionale stessa, ci dice, spesso ha un sottile aspetto razzista. Forse dovremmo ripensare a ciò che stiamo facendo... Chieregatti ci ha fornito così un primo spunto di riflessione per la lettura del prossimo numero della rivista «Cooperazione internazionale: un cavallo di Troia?».
Adel Jabbar, sociologo arabo musulmano, ha iniziato prendendo in esame il contesto in cui si è sviluppata la religione musulmana. Sottolineando che il contesto geografico, paesaggistico e umano era lo stesso di quella ebraica e cristiana, ha evidenziato il fatto che l’Islam non nasceva in contrapposizione con le religioni precedenti, ma si collocava all’interno del medesimo vissuto. I profeti della Bibbia, ad esempio, sono presenti nei racconti che si tramandano di generazione in generazione presso tutti i popoli dell’area sud del Mediterraneo, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa.
Nascendo nel 610 d.C. alla Mecca, città cosmopolita, plurilingue, plurireligiosa e luogo di grande commercio internazionale, l’Islam si sviluppa all’interno di una realtà già di per sé interculturale e aperta al dialogo. Maometto era un commerciante che aveva viaggiato e incontrato popolazioni con cui aveva avuto la possibilità di confrontarsi sul piano culturale e religioso. La diversità e la pluralità si incontrano dunque alle radici stesse dell’Islam. Il primo versetto del Corano invita, in nome di Dio, alla scrittura e al sapere. In altri versetti si invita al viaggio per apprendere il sapere altrove, presso altri popoli. Molti saperi sono arrivati in Europa proprio attraverso gli arabi. Basta pensare alla carta, alle scienze idrauliche, all’inchiostro o ai numeri arabi... Una storia dimenticata che può farci apparire l’Islam meno lontano.
Dopo aver descritto gli elementi fondamentali della religiosità islamica, Jabbar indica le principali tappe storiche da Maometto ai nostri giorni, mettendo in evidenza che l’Islam religioso e l’Islam storico non sempre coincidono. Nell’Islam come in molte altre culture e religioni, i principi religiosi non si identificano con la realtà quotidiana e con le attuazioni storiche.
Jabbar si sofferma quindi sulle problematiche inedite create dall’incontro con la modernità e col mito dell’homo oeconomicus, con tutte le conseguenze di un’urbanizzazione che crea città sempre più grandi e periferie sempre più degradate. In questo contesto può succedere che ciò che prima era un orientamento per la propria vita spirituale diventi una costituzione, e ciò che era un consenso comunitario si trasformi in una legislazione.
L’invito conclusivo è a ricostruire il nostro immaginario sull’Islam, abbandonando gli stereotipi che ne fanno un luogo di terrore ed entrando in contatto con la realtà.
La parola passa quindi a Bruno Amoroso, co-direttore dell’edizione italiana di InterCulture, che ringrazia Jabbar per averci ricordato che tutte le religioni nascono in un ben preciso contesto culturale, territoriale e storico, cercando una «verità» da offrire a chi in quel contesto vive. Tutte le religioni si proclamano verità per i propri credenti, ma solo le tre religioni monoteiste hanno fatto di questa verità un manifesto per tutti. Questa ricerca di universalità è ciò che le mette in conflitto tra loro.
Amoroso osserva che oggi il cristianesimo viene identificato come religione europea mentre in realtà è nato altrove, nelle stesse zone in cui è nato l’Islam, e soltanto in seguito si è sviluppato in Europa, assumendo miti e simboli del nuovo contesto in cui si radicava. Ripercorrendo la complessa storia del cristianesimo europeo si possono riconoscere processi analoghi a quelli vissuti dall’Islam. Molti usi che noi stigmatizziamo nell’«altro» diverso da noi sono stati un pezzo della nostra storia, non troppo lontana.
Amoroso ci propone uno studio e una riflessione sull’Islam per comprendere ciò che è successo a noi. Sarà come vederci allo specchio attraverso i vizi e le virtù di una  religione con cui abbiamo in comune il ceppo originario. Questo è anche il senso di tutta l’esperienza della rivista InterCulture: attraverso prospettive «altre», possiamo arrivare ad una migliore comprensione di noi stessi. InterCulture ci propone di dialogare con gli altri non per trasformarli a nostra immagine, ma per avere la possibilità di mettere in discussione i nostri assoluti, quelli culturali come quelli religiosi.