di Robert Vachon

Parallelamente ai fenomeni di responsabilizzazione sociale delle imprese, da alcuni anni si assiste al boom del cosiddetto «commercio equo».
Questo numero di InterCulture analizza la questione del commercio equo dal punto di vista del suo contenuto interculturale, cioè della rigenerazione bio-culturale e comunitaria che esso opera o potrebbe operare sia nel Sud che nel Nord del mondo.
I primi due articoli del dossier (quelli di Frédérique Apffel-Marglin e di Bruno Amoroso) offrono una riflessione di fondo sul fenomeno, mentre gli altri due articoli descrivono due realtà concrete, quella di Équiterre (Montréal) e quella di ChocoSol Horizontal Traders (Toronto).
Frédérique Apffel-Marglin analizza le potenzialità del commercio equo per la «rigenerazione bio-culturale» di gruppi emarginati del Sud e ci fa ascoltare direttamente la voce dei produttori della Cooperativa Oro Verde della regione di Lamas (Perù).
Bruno Amoroso affronta la questione dell’influenza che hanno o che potrebbero avere le pratiche del commercio equo sulla «rigenerazione bio-culturale» nell’area europea.
Nell’articolo intitolato «Commercio equo: dalla simpatia alla polifonia» Lomomba Emongo intervista Jean Frédéric Lemay (un ricercatore dell’organizzazione Équiterre di Montréal), che parla del pluralismo nel contesto del commercio equo.
Abbiamo infine il contributo di Michael Sacco, di Toronto, che descrive la propria esperienza personale nella cooperativa ChocoSol Horizontal Traders: in collaborazione con Gustavo Esteva e con gli amici di Oaxaca, nel Sud del Messico, sta cercando di costruire ponti interculturali e di trovare strade che conducano al di là del modello del commercio equo.