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Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Quale intercultura? primo convegno italiano della rivista InterCulture PDF Stampa E-mail
di Matteo Pozzi

Il titolo del numero 11 della rivista InterCulture è stato anche il tema portante del primo convegno italiano della rivista, che si è svolto presso la Casa dell’Immacolata di Borgonuovo di Sasso Marconi dall’8 al 10 maggio 2009.
L’evento si proponeva un confronto tra riflessioni e prassi di intercultura in Italia e in Europa, alla luce dell’esperienza, sempre più frequente anche nel nostro paese, di alterità spesso radicale da cui era emersa la volontà, all’inizio del 2005, di proporre una edizione italiana della rivista InterCulture pubblicata in inglese e francese dall’Istituto Interculturale di Montréal (IIM).
Il convegno è iniziato la sera del venerdì (8 maggio), con la cena comunitaria (impreziosita dalla cerimonia dello Shabbat guidata da una relatrice di religione ebraica), la conoscenza tra i partecipanti e una breve introduzione da parte di Arrigo Chieregatti, co-direttore dell’edizione italiana della rivista InterCulture.
Per favorire il dialogo e la partecipazione, a brevi sessioni in cui i relatori presentavano alcune proposte di riflessione derivanti dalla propria esperienza e sensibilità seguivano un paio d’ore di lavoro di gruppo finalizzate all’elaborazione, l’arricchimento e l’approfondimento degli spunti proposti.
I lavori, coordinati da Arrigo Chieregatti e Bruno Amoroso, co-direttori dell’edizione italiana della rivista, sono stati seguiti con particolare interesse e coinvolgimento da parte di tutti i partecipanti.
Nella mattina del sabato si sono così alternati tre relatori: Kalpana Das, direttrice generale dell’IIM, ha condiviso alcune delle esperienze maturate in oltre quaranta anni di ricerca-azione sul tema interculturale; Pietro Barcellona, provocatorio e ironico intellettuale e docente di giurisprudenza, ha richiamato, tra le altre cose, la natura fortemente “fisica” e sensoriale di un fenomeno che spesso rischia di essere eccessivamente razionalizzato e, in ultima analisi, reso astratto; Achille Rossi, responsabile della mensile l’altrapagina di Città di Castello, a partire dalla constatazione della diversità culturale e dei diversi modi di affrontarla, ha presentato una sintesi delle condizioni per un autentico dialogo interculturale e delle implicazioni esistenziali cui questo approccio dovrebbe portare.
Il lavoro è proseguito nel pomeriggio con Lomomba Emongo, africano che vive e insegna in Québec, che ha illustrato attraverso una serie di racconti (l’uovo e la gallina, il ragno e la ragnatela, il leopardo e la scimmia) le principali caratteristiche dell’incontro con l’altro nella cultura ntu; Giuseppe Stoppiglia, responsabile dell’Associazione Macondo e formatore, ha esplorato gli aspetti cruciali dell’educazione interculturale, allo stesso tempo impossibile e necessaria; Brunetto Salvarani, docente di Missiologia e Teologia del Dialogo, ha infine approfondito il rapporto vitale tra intercultura e religione, con principale riferimento alle religioni monoteiste in generale ed al cristianesimo in particolare.
La serata, conviviale e rilassante, ha visto il gruppo siciliano Palermo 08 condividere la propria esperienza di intercultura vissuta attraverso incontri di festa con le diverse comunità migranti della città di Palermo, evidenziando da un lato il rischio, sempre presente, di cadere nel folclorismo, ma, dall’altro, esaltando l’energia vivificante di una esperienza che richiede rispetto, capacità di ascolto e disponibilità a mettersi costantemente in discussione.
Nella mattinata della domenica la sessione è stata aperta da Frédérique Apffel-Marglin, docente di antropologia negli Stati Uniti, che, a partire dalla propria esperienza in una comunità dell’Alta Amazzonia peruviana, ha esplorato la difficile (impossibile?) convivenza tra saperi ancestrali e scienza occidentale moderna, evidenziando l’esigenza di uscire dal dualismo universalità-relativismo (tipico dell’antropologia) per praticare un’autentica intercultura; infine Adel Jabbar, sociologo irakeno (ma abitante in Italia), ha “smontato” una serie di stereotipi (comprese le idealizzazioni dell’“altro” che spesso vengono prese a riferimento quando si discute di intercultura) per indicare alcune linee guida a livello normativo, sociale, politico e culturale.
La mattinata e il convegno si sono chiusi con un concerto, momento quasi liturgico che ha riproposto l’intercultura secondo modalità non mediate dal pensiero razionale e riflessivo, ma percepite direttamente dai sensi e dal cuore, attraverso la varietà dei ritmi e degli stili delle diverse tradizioni musicali riproposti dalla voce cristallina di Luisa Cottifogli accompagnata dal violoncello di Enrico Guerzoni.
Un evento, in definitiva, estremamente positivo sia per l’affluenza significativa (oltre 120 partecipanti), sia e soprattutto per la qualità dei contributi e la grande autenticità del dialogo che ne è seguito (non senza qualche piccola difficoltà e incomprensione, come spesso accade quando ci si inoltra in percorsi nuovi), indice di tanti percorsi personali e comunitari di ricerca e azione che ci auguriamo possano continuamente arricchirsi e dare frutto, magari anche attraverso la costituzione di una serie di gruppi di lettura della rivista InterCulture, che così adempirebbe la propria vocazione di autentico strumento di dialogo e riflessione.