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Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Laicità, religione e comunità verso il multiculturalismo PDF Stampa E-mail
di Bruno Amoroso e Arrigo Chieregatti

Processi migratori, integrazione e società multiculturali

L’approccio interculturale all’incontro ed al dialogo è il filo rosso di questa rivista applicato allo studio dei punti vista delle comunità sui temi centrali della loro esistenza e coesistenza. Punti di vista prevalenti laddove siamo di fronte sia a Stati-comunità, sia a comunità facenti parte di Stati multiculturali. Ciascuna comunità è identificata nella sua cultura, lingua, religione, storia e modi di vita.

Un approfondimento del concetto di comunità sarà l’oggetto del prossimo numero di InterCulture. Qui affrontiamo invece il problema del rapporto tra comunità in contesti multiculturali. Un rapporto che ha da sempre assunto caratteri di incontro o di scontro ogniqualvolta si sono verificati eventi che provocano il confronto tra aspetti qualificanti per la vita delle persone coinvolte.

Nello specifico ci occupiamo qui dei fenomeni originati dalle migrazioni degli ultimi decenni a seguito dei processi di globalizzazione e dei loro effetti di destabilizzazione politica e di marginalizzazione prodotti in società multiculturali su altri Stati e comunità. Il fenomeno riguarda i paesi occidentali nei quali i sistemi istituzionali, giuridici e le forme di vita sono stati sollecitati e messi a dura prova dalle tradizioni civili, religiose e politiche degli immigrati.

Sono così sorti conflitti che hanno avuto per oggetto la struttura, i ruoli e la legislazione familiare, come il matrimonio, la patria potestà, l’eredità, ecc. L’attenzione suscitata da questi dibattiti si è perciò concentrata sul rapporto tra religione e legge, e sul ruolo delle culture e dei costumi in società multiculturali.

 

Stato, comunità e religioni nel Québec

Il punto di partenza dei contributi presenti in questo numero è costituito dalla riflessione, ampia ed articolata, sul caso del Québec, nel quale si sono stratificati livelli diversi di esperienze nel corso del tempo, rappresentati oggi dalla loro esistenza e coesistenza che costituiscono le basi delle diversità attuali: le nazioni originarie (come gli Irochesi), i discendenti dei coloni francesi e inglesi (il «vecchio ceppo» quebecchese) e, infine, le ondate successive dell’emigrazione con rappresentanze di numerosi paesi e culture.

Il quadro istituzionale di questi fenomeni è ispirato al modello repubblicano francese che ha accompagnato la costituzione dello Stato nazionale ed anche al modello multiculturale canadese ispirato alle politiche integrazioniste dell’impero coloniale britannico. Muoversi tra questi due criteri non è stato facile, e la via del dialogo politico istituzionale è stata perseguita mediante l’elaborazione di accordi per facilitare la convivenza,1 richiamati sia nella «Nota introduttiva» a proposito della Commissione Bouchard-Taylor,2 sia nelle analisi che seguono, elaborate da Gilles Bibeau, dalla Facoltà di Teologia e di scienze delle religioni dell’Università di Montréal, dalla Cattedra di Ricerca del Canada su Islam, Pluralismo e Globalizzazione e infine dall’Istituto Interculturale di Montréal.

Lomomba Emongo, dell’Istituto interculturale di Montréal, nella sua prefazione alla parte del dossier relativa al Québec, discute l’esperienza del «compromesso ragionevole» e le forme possibili del pluralismo, affermando con decisione che né il sistema pluripartitico dei moderni Stati né le forme di partecipazione strutturate sulle rappresentanze di gruppi di interesse appaiono come risposte significative alle attuali esigenze di società multiculturali. Prosegue quindi presentando i singoli contributi, scelti fra i memorandum presentati alla «Commissione Bouchard-Taylor».

 

Riflessioni sulla laicità in Europa

La seconda parte del dossier, dedicata alla laicità in Europa, si apre con il saggio di Arrigo Chieregatti («Laicità e religioni») che affronta il problema delle definizioni e dei concetti in uso su religione, religiosità, laicità e dei rapporti tra questi esistenti. Concetti che esprimono situazioni e tendenze che non possono essere recepiti passivamente, ma da riscoprire ed elaborare al di fuori degli schemi istituzionali che li hanno plasmati, sia per lo Stato sia della religione. Assunto il controllo di questi elementi è possibile affrontare il tema del dialogo e del rapporto tra laicità e religiosità, tra secolarità e religione. Nel saggio di Arrigo Chieregatti la riflessione teorica e concettuale si intreccia continuamente con l’analisi dei fenomeni che la sollecitano e generano, fornendo così un percorso di lettura che è educazione alla laicità e religiosità e, nel contempo, una analisi e interpretazione dei numerosi esempi richiamati.

Su questi argomenti insiste anche il saggio di Bruno Amoroso («Globalizzazione e società multiculturali: i nodi al pettine»), che ne sviluppa i temi in una prospettiva storico-comparata degli Stati europei, dove i rapporti tra Stato e Chiesa, laicità e religiosità sono valutati e discussi nell’ottica dei conflitti politico-sociali che hanno dato origine al conflitto tra Chiesa e borghesia europea. Conflitti per il potere nei quali il tema delle religiosità è stato utilizzato in modo strumentale da entrambe le parti, approdando poi a compromessi che hanno dato vita alla formazione degli Stati nazionali europei basati su un dualismo formale tra Stato e Chiesa, ma spesso integrati con il riconoscimento dello status di religione di Stato. L’esposizione consente ad Amoroso di richiamare alcuni contributi teorici recenti sul tema e di approfondire poi gli effetti delle migrazioni degli ultimi decenni sul carattere monoculturale delle società europee e sulla loro crescente trasformazione in direzione multiculturale. Cambiamenti che, sottolinea l’autore, richiedono trasformazioni istituzionali in direzione comunitaria e di autonomie che non sono risolvibili dentro l’asse dei tradizionali processi di integrazione e di dialogo.

Il contributo di Pietro Barcellona («Laicità: lo spazio dell’interrogazione») prende le mosse dai recenti eventi di Rosarno e dei respingimenti dei migranti in mare per interrogarsi sulla condizione sia umana che religiosa che sta producendo forme di «cannibalismo», sostituendo il legame sociale con la logica del nemico. Da qui il disorientamento e la solitudine che sono alle radici stesse della crisi.

L’immaginario è ammalato, scrive Barcellona, con l’idea persecutoria che lo straniero sia il male e con il tentativo di dare spiegazione ai nostri malesseri, originati invece da ragioni nostre, per la precarietà, per la corruzione, per la crisi, per il degrado urbanistico. La via d’uscita richiede secondo l’autore un’analisi impietosa delle forme e delle cause della crisi attuale, che è crisi definitiva del capitalismo e delle forme di produzione e consumo che questo ha imposto, e la via d’uscita è indicata in una prospettiva positiva della nostra vita quotidiana, che richiede un nuovo slancio verso il nostro prossimo e che può farci apprezzare il dono di vivere, di cui godiamo senza alcun merito.

Per questo tentativo di salvezza dell’umano possiamo attingere, secondo l’autore, alle radici mediterranee della nostra cultura che è anzitutto mediterranea. Una cultura opposta a quella dell’universalismo, dello scientismo, dell’evoluzionismo, del relativismo, che tendono a rendere tutto omogeneo. La laicità è, secondo Barcellona, lo spazio dell’interrogazione.

«Dallo “scontro di civiltà” a una laicità inclusiva», di Brunetto Salvarani, ripropone i termini di una convivenza oggi minacciata, come attestano numerosi fatti, come la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e i disagi e conflitti sociali più recenti. Il tema della laicità assume un ruolo centrale in questi dibattiti, e l’autore ne tenta una rilettura e una nuova interpretazione.

Ripartendo dalla nota frase evangelica: «Date all’imperatore quel che è dell’imperatore, ma quello che è di Dio datelo a Dio!», spesso citata per avviare qualsiasi riflessione sulla difficile parola laicità, l’autore ne propone una interpretazione che riafferma il senso di una distinzione morale tra ciò che spetta al principe e ciò che attiene alla sfera della fede, individuando in tale distinzione il nucleo del principio di laicità.

Successivamente affronta i termini del dibattito odierno fortemente influenzato dal confronto con le altre religioni per il quale si rende necessaria una riflessione sulla laicità e sulle distinzioni che questa comporta tra ciò che appartiene allo Stato e ciò che invece riguarda la fede. Distinzioni che è compito delle comunità definire tenendo conto delle rispettive aree di influenza. Sono richiamati e discussi contributi recenti (Claudio Magris, Stefano Rodotà, Massimo Cacciari, J.F. Lyotard, Carlo M. Martini ecc.), che indicano l’intreccio in questa sfida tra aspetti religiosi, civili, sociali e politici. Segue un approfondimento sui caratteri specifici e sulle carenze della laicità praticata in Italia, che riporta all’analisi dei processi storici che hanno dato origine alla formazione dello Stato nazionale, in Italia e in altri Stati europei.

Nel suo contributo («L’origine della crisi delle chiese nell’Occidente europeo», Piero Cappelli affronta il compito di «un’analisi ed una proposta laica, socio-politico-religiosa, nella società neo-post-moderna del terzo Millennio», riproponendo il tema della laicità nelle società post-moderne e della comunicazione. Di fronte alla «laicità» dei grandi cambiamenti intervenuti con le nuove comunicazioni e con i cambiamenti geopolitici degli ultimi decenni, l’Europa si presenta impreparata a far fronte a questi cambiamenti «laici» che coinvolgono anche il mondo delle religioni e delle chiese. Queste tesi sono diverse da quelle di Pietro Barcellona e di altri contributi qui pubblicati, che vedono invece negli eventi della post-modernità non l’apertura di un nuovo impulso alla laicità distante dalla modernità del Novecento, ma il suo pieno compimento.

Il saggio affronta quindi l’analisi del modo in cui le religioni e le chiese raccolgono la sfida di questi profondi mutamenti, «così laici e così dirompenti sia nel metodo, sia nei contenuti». La tesi sostenuta è quella di una crescente laicizzazione dello Stato in Europa, alla quale le Chiese e le religioni non sanno dare risposta per i loro intrecci con strutture di potere.

L’autore svolge una rilettura critica del rapporto dell’Europa e del cristianesimo con la visione laica e propone una prassi interculturale, interreligiosa, interdisciplinare ed «inter-laicale» per sottrarsi ai fondamentalismi.

 

Con questo numero doppio della rivista InterCulture diamo inizio ad uno spazio di intervento e riflessione per i lettori e chiunque altro desideri contribuire ai dibattiti precedenti ed in corso. Per questo ospitiamo volentieri i contributi di Maria Ivana Trevisani Bach («L’ecopoesia e l’attuale crisi ambientale») e di Mauro Armanino («A sud di Lampedusa e dintorni. Riflessioni di metodo»), che speriamo sollecitino altri lettori ed amici a fare lo stesso.

Chiudono il numero le consuete rubriche.

Note

[1] N.d.t. - Per fare in modo che persone di altre culture possano rimanere fedeli ai precetti della propria religione o a determinate pratiche della propria cultura minoritaria, in Québec sono previste due forme di adattamento delle norme o delle pratiche comuni: il «compromesso ragionevole» (accommodement raisonnable) e l’«aggiustamento concertato» (ajustement concerté).

2 N.d.t. - «Commissione consultiva sulle pratiche di compromesso legate alle differenze culturali», creata in Québec nel 2007