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Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Notizie (dal n. 17) PDF Stampa E-mail

a cura di Kalpana Das

Progetti di ricerca-azione
nell’ambito delle comunità culturali di Montréal


1. Rete interculturale di donne immigrate: spezzare l’isolamento
(Intercultural Networking of Immigrant Women; progetto realizzato negli anni 2008-2009)
Nel notiziario informativo sulla campagna di finanziamento per l’anno 2008 avevamo annunciato l’avvio di un nuovo progetto riguardante le questioni poste dalla situazione delle donne immigrate che vivono a Montréal. Anche se il progetto è stato avviato nel giugno del 2008, la maggior parte delle iniziative ad esso collegate hanno avuto luogo tra settembre 2008 e febbraio 2009. Qui di seguito descriviamo brevemente le attività svolte e i risultati ottenuti.
Il progetto si è concentrato innanzitutto sulla questione dell’isolamento sociale e culturale che vivono le donne immigrate in Québec, in particolare le ultime arrivate.
Il progetto si è proposto di affrontare la questione attraverso una serie di 12 laboratori organizzati in due distinti quartieri di Montréal (Parc-Extension e Centre-Sud), con l’obiettivo di incoraggiare la partecipazione delle donne immigrate all’interno della società di accoglienza al fine di spezzare il loro l’isolamento. La specificità del progetto non era solo quella di promuovere la socializzazione delle donne immigrate attraverso l’incontro interculturale con la società di accoglienza, ma anche di valorizzare le loro capacità, invitandole a condividere le pratiche e i saperi di cui si avvalgono nella vita quotidiana per assolvere alle loro responsabilità verso la famiglia e i figli.
Gli argomenti affrontati nei laboratori sono stati: economia familiare; rapporto con la scuola; lavoro e impiego; cibo e alimentazione; salute familiare; religione.
Risultati: i 12 laboratori sono stati condotti nei due quartieri individuati. Alle attività hanno partecipato in totale 176 donne, molte delle quali in modo regolare. In generale abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, perché la partecipazione costante di un gruppo di donne ha chiaramente dimostrato la loro motivazione e il loro interesse a partecipare a questo tipo di programma. Inoltre, molte di loro hanno affermato che la partecipazione ai laboratori è stata assai positiva, perché da un lato sono state meglio informate riguardo al funzionamento della società di accoglienza e dall’altro sono state messe in contatto con altre donne che si trovano in una situazione simile alla loro. Anche le organizzazioni che hanno partecipato al progetto nei due quartieri ne hanno tratto vantaggio in modi diversi. Gli operatori delle due organizzazioni hanno affermato che la partecipazione ai laboratori ha aumentato la loro sensibilità rispetto alle dimensioni della vita delle donne immigrate, di cui non erano del tutto consapevoli, e ha dato loro la possibilità di conoscere la diversità culturale.

2. Progetto interculturale di «aiuto tra pari»
(Intercultural Peer-helper Project: sviluppo di un modello di intervento di prevenzione della criminalità basato sul coinvolgimento di giovani appartenenti a comunità etno-culturali; marzo 2009 - febbraio 2012).
Il progetto è stato avviato nell’aprile del 2009 e si è basato sui risultati di numerosi progetti di ricerca condotti dall’Istituto Interculturale di Montréal tra il 1998 e il 2006. Sarà portato avanti in due quartieri (Villeray e St. Michel) ed è rivolto in particolare alle comunità haitiana e latino-americana. Si concentra sul problema del comportamento anti-sociale tra i giovani, che in alcuni casi potrebbe portare alla criminalità.
Il progetto si propone innanzitutto di sviluppare un nuovo modello di intervento di prevenzione della criminalità tra i giovani. I peer-helpers1 interculturali, che saranno formati nella fase iniziale del progetto, avranno il compito di contrastare i fattori di rischio, come il rifiuto dei coetanei, l’inadeguatezza delle pratiche genitoriali, l’assenza di attaccamento alla comunità, l’abbandono scolastico, le fughe, la prostituzione ecc., tutti fattori che sono spesso causati o aggravati dal «disagio identitario» che i giovani di quelle comunità potrebbero avvertire.
Il progetto si fonda inoltre sulla nozione di responsabilizzazione delle comunità (community empowerment), nel senso di una valorizzazione dell’impegno delle comunità stesse per la soluzione di questi problemi. I peer-helpers saranno reclutati e formati con tale obiettivo. Sarà loro chiesto di lavorare a stretto contatto con gli altri operatori delle comunità interessate. A questo proposito il progetto procederà in stretta collaborazione con due organizzazioni, Trans-Art 2000 e il Centre d’Orientation Paralégale et sociale pour immigrants. Queste organizzazioni sono attivamente impegnate nelle comunità prescelte.
Il progetto coprirà un periodo di tre anni. Si inizierà con un gruppo di dieci giovani adulti tra i venti e i trent’anni, che saranno formati a un approccio interculturale alle relazioni d’aiuto. Questi peer-helpers lavoreranno con adolescenti tra i 12 e i 16 anni, identificati come individui a rischio. In un primo tempo organizzeranno laboratori con gruppi di adolescenti nell’ambito delle organizzazioni partner. Contemporaneamente lavoreranno sul campo, incontrando e accompagnando gli adolescenti nei luoghi dove s’incontrano, come i parchi, le palestre e i bar. In seguito, con il supporto dei formatori, organizzeranno laboratori di sensibilizzazione per il personale scolastico e di polizia: questi incontri faciliteranno il dialogo sulle esperienze dei giovani haitiani e latino-americani, rendendo più comprensibili i comportamenti antisociali derivati dal «disagio identitario» vissuto da questi giovani.

Iniziative pubbliche

1. «Il commercio equo e la rigenerazione interculturale delle comunità»
(marzo 2009 - tavola rotonda sulle tematiche affrontate nel n. 155 della rivista InterCulture, edizione canadese)
«Il commercio equo introduce nell’analisi economica una dimensione totalmente nuova che non può essere compresa dall’economia moderna: la comunità» (Stephen Marglin, economista e autore di The Dismal Science. How Thinking Like An Economist Undermines Community («La scienza funesta. In che modo una mentalità da economisti distrugge la comunità»).
Il tema è stato affrontato attraverso un dialogo con Jean-Frédéric Lemais (economista, ricercatore presso l’organizzazione Equiterre) e Michael Sacco (fondatore della cooperativa ChocoSol).

2. Dialogo interreligioso
(attività in collaborazione con altri organismi)

2.1 IIM e ROJEP - aprile 2009
Il ROJEP (Réseau œcuménique justice et paix), un gruppo ecumenico di base che si occupa di giustizia sociale e di pace, ha sollecitato la collaborazione dell’IIM per avviare un dialogo interreligioso tra i suoi membri.
Dopo varie riunioni dedicate alla riflessione e al lavoro organizzativo, nell’aprile 2009 è stato realizzato un incontro sul tema: «In che modo la mia tradizione spirituale ispira il mio impegno per la coesione sociale nel mio ambiente di vita e di lavoro che sta diventando pluralistico?».

2.2 IIM e Chaire Religion, culture et société (Università di Montréal)
Nel corso del 2009, l’IIM ha collaborato a un progetto della Chaire Religion, culture et société dell’Università di Montréal. Intitolato «L’eredità religiosa del Québec», questo progetto di ricerca-azione si proponeva di documentare l’eredità delle tradizioni religiose antiche e nuove che sono presenti in Québec e di sviluppare strumenti didattici per il personale scolastico e gli operatori che lavorano nelle comunità.

3. Iniziative di formazione interculturale


3.1 «Uomini, Immigrazione e Diversità Culturale: difficoltà e problematiche per l’intervento psico-sociale» (Men, Immigration and Cultural Diversity: the challenges for psychosocial intervention; Giornate di formazione, maggio 2009)
Questo seminario era finalizzato a una sensibilizzazione degli operatori sociali e sanitari delle istituzioni e delle organizzazioni comunitarie sulle realtà vissute dagli immigrati di sesso maschile. Lo scopo era quello di offrire agli operatori alcuni strumenti per una migliore comprensione delle problematiche interculturali che si trovano ad affrontare quando lavorano con uomini di altre culture.

3.2 Attività di formazione e conferenze
Abbiamo attuato vari programmi di formazione interculturale su richiesta delle organizzazioni comunitarie e delle istituzioni. Abbiamo tenuto inoltre parecchie relazioni nel corso di convegni a livello locale, nazionale e internazionale.


Note
1 N.d.t. - Letteralmente: «aiutanti-pari». In Italia sono chiamati anche «giovani helper» oppure «operatori amici».