Menu Content/Inhalt

In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Per continuare il dialogo PDF Stampa E-mail

di Bruno Amoroso

Per continuare il dialogo, è il titolo che abbiamo voluto dare a questo numero di InterCulture. Un dialogo tra noi, tra noi e gli altri, ma anche un dialogo con le idee e la vasta mole di riflessioni e di scritti che ci lascia Raimon Panikkar.
Dentro il filo rosso della riflessione interculturale troviamo tutti gli aspetti del suo pensiero con i quali attrezzarci per leggere, analizzare e capire i fenomeni principali del nostro tempo e la nostra stessa collocazione dentro di questi.
Ciascuno di noi ha cercato, nella tristezza del momento, di richiamare aspetti importanti del pensiero di Panikkar che spesso ci sono pervenuti grazie agli incontri con lui e alla semplicità del modo in cui trasmetteva i nuclei essenziali del suo pensiero.
Incontrai Panikkar a Copenaghen alla fine degli anni Novanta, su sug­gerimento di amici, al termine di una sua conferenza alla quale non avevo partecipato. L’appuntamento era in un piccolo ristorante tradizionale della città, e subito la conversazione si avviò sulle nostre abitudini quotidiane e di vita e le attività in corso.
Tra queste lo informai su un progetto per i ragazzi di strada del Vietnam che in quel periodo stavamo avviando. Ne fu molto interessato ed entrò subito nei dettagli. Tra l’altro mi chiese quanti bambini pensavamo di aiutare ed alla risposta di ottanta sorrise in modo benevolo: «Meglio se due o tre, disse, non ottanta».
Questo fu il primo insegnamento che ricevetti da quell’incontro: riconoscere il senso del limite, che noi trascuriamo, dimenticando la complessità dei rapporti umani ridotti spesso a semplici gesti e funzioni, nel­l’il­lusione di poterli più facilmente vivere e gestire.
Complessità e ricchezza sono anche alla base della sua concezione del dialogo che presuppone un proprio punto di vista, ma anche l’apertura al dubbio per lasciare spazio all’ascolto dei punti di vista degli altri. Per questo il dialogo, e il dialogo interculturale in particolare, non richiede la rinuncia alle nostre idee, ma il loro disarmo, cioè l’uso delle stesse per dia­logare e comprendere, non per contrastare e combattere.
Con le sue parole: «Ciò che sto contestando è l’affermazione che la natura della realtà è dialettica, per cui confondiamo opposizione con contraddizione. Criticare un‘idea non significa accettare il suo contrario»,1 egli rivaluta il dubbio sistematico per ottenere una piena consapevolezza del fatto che non si deve separare, ma neanche mescolare.
Partendo da queste premesse, Panikkar affronta temi importanti e attuali come quello del meticciato e ci conduce in modo convincente alla comprensione del discorso privandolo di luoghi comuni dovuti alla pigrizia e al buonismo.
Si comprende così che ogni tentativo di semplificare mediante l’omo­lo­gazione non ha possibilità di esistenza. Nella vita, un figlio e una figlia non sono i cloni dei genitori, il prodotto meticcio delle due personalità. Saranno certamente una terza e quarta cosa, diversa dai genitori, altrettanto diversi tra loro.
Questo vale anche per altri aspetti importanti della nostra vita e organizzazione sociale. Religione e politica non si possono separare, ma neanche confondere. Scrive Panikkar:

Non solo Cristo è totalmente divino e totalmente umano, ma anche noi sia­mo chiamati ad essere pienamente umani e pienamente divini. La società stessa, perciò, ha una vocazione trascendente; per quanto noi distinguiamo, non possiamo separare del tutto l’ordine politico da quello religioso. La giustizia, per esempio, appartiene ad entrambi e deve perciò incarnarsi nella società. Quando il Vangelo si riferisce al regno di Dio e alla sua giustizia, non c’è distinzione fra giustizia politica e giustificazione religiosa. La dicotomia naturale/soprannaturale è letale da entrambe le parti; la religione non può essere separata dalla vita.2


Queste considerazioni mostrano la complessità di un rapporto che non può essere risolto con le semplificazioni proposte dalla laicizzazione dello Stato, e nemmeno con l’integrazione dei richiami moralistici all’eti­ca di cui non si capisce quale sia la fonte e l’elemento unificante per i cittadini.
Offrire al lettore una raccolta di alcuni scritti di Panikkar è stata una scelta difficile per la sorgente inesauribile alla quale attingere. Qui abbiamo presentato alcune parti della sua opera integrate da riflessioni prodotte nel corso di incontri con i nostri lettori, come l’Incontro con Raimon Panikkar che apre questa raccolta.
Seguono alcuni scritti che affrontano temi sui quali gli studiosi e i lettori di Panikkar si sono misurati nel corso del tempo e sui quali l’inte­resse e il dibattito sono ancora aperti. Si tratta di temi legati all’espe­rienza umana e religiosa, e al difficile rapporto di questa con le religioni e le forme istituzionalizzate che le religioni hanno assunto (Incontrare l’uo­mo; La crisi del concetto di religione: la religiosità umana; Le religioni hanno il monopolio della religione?; Verso una teologia della liberazione interculturale e interreligiosa; Il pluralismo religioso: la sfida metafisica).
La nostra raccolta contiene infine due ultimi saggi di riflessione sul tema della scienza e della tecnologia e del loro rapporto ambiguo con la vita delle persone. Temi cari a Panikkar che illustra il loro ruolo di ingab­bia­­mento e di camicia di forza delle speranze ed aspirazioni dell’uma­nità, contrariamente alle aspettative comuni.
Gli scritti di Panikkar si inseriscono dentro alla cornice del suo pensiero da lui stesso così delineata:  

Un numero crescente di nostri contemporanei vuol essere religioso, credente, anche cristiano, ma senza le contaminazioni che secondo loro sono state aggiunte a queste parole. Aspirano a riscoprire le loro radici per crescere in un suolo che non sia stato impoverito né da fertilizzanti di altre epoche, cespugli del medioevo, pesticidi moderni, né dalle radiazioni della post-mo­der­nità. Questa lotta per il rinnovamento è innata nella persona umana; è sempre stato così, ma nel nostro tempo acquista proporzioni storiche, perfino cosmiche.3

 


 1 R. Panikkar, «All’orizzonte un nuovo cristiano», in l’altrapagina, settembre 2000, p. 23.
2 Ibidem, p. 19.
3 Ibidem, p. 24.