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In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Dialogo interreligioso: incontri e seminari PDF Stampa E-mail
di Kalpana Das

La dimensione interreligiosa è un elemento fondamentale della filosofia e della pratica interculturale dell’Istituto di Montréal. Noi riteniamo che l’incontro e il dialogo fra culture sia difficilmente realizzabile se non si tiene conto della religione come di una dimensione costitutiva della cultura. Per intraprendere in maniera autentica un cammino di relazione e di comprensione interculturale bisogna superare la dicotomia fra cultura e religione: «La cultura offre alla religione il suo linguaggio, il suo corpo, e la religione offre alla cultura il suo contenuto ultimo, la sua anima», dice Raimon Panikkar. Sono in gioco i valori profondi delle persone e delle comunità.
Dopo l’evento dell’11 settembre 2001, in Québec e in Canada si è manifestato, da parte della gente come delle istituzioni, a livello sociale come sul piano politico, un crescente interesse per la questione del rapporto fra le religioni. Qualunque sia la motivazione che sta dietro a questo interesse, ci è sembrato importante affrontare la problematica della diversità religiosa in Québec, aprendo spazi di riflessione e offrendo opportunità di dialogo fra persone di origine religiosa diversa.
Negli anni 2002 e 2003 abbiamo organizzato le tre iniziative che descriviamo brevemente qui di seguito.

1. Un mini incontro di dialogo interreligioso
Lo scopo principale dell’iniziativa era quello di esplorare le condizioni e i prerequisiti necessari per un dialogo fra religioni. Dietro a questo obiettivo c’era la convinzione che una delle difficoltà ad avviare un processo di dialogo consiste nel fatto che le persone appartenenti a religioni e culture diverse hanno percezioni, approcci e attese molto differenziate nei confronti del dialogo. Comprendere questi fattori è di fondamentale importanza per entrare in dialogo con l’«altro».
Abbiamo voluto evitare tutti i discorsi puramente accademici e oggettivi, cercando di favorire un’atmosfera di fiducia reciproca, di ascolto e di sacralità, in cui le persone si sentissero a proprio agio e non avessero difficoltà a condividere opinioni ed esperienze, esprimendo i propri sentimenti personali. Abbiamo invitato i partecipanti a raccontare come avevano vissuto il rapporto con una religione diversa dalla loro e a parlare delle difficoltà, delle esigenze, dei successi e anche dei vincoli e dei limiti che in ogni religione ostacolano il dialogo.
L’organizzazione di questa iniziativa ha richiesto un lungo e delicato lavoro per stabilire contatti con i leader religiosi di varie comunità e per suscitare l’interesse di un numero sufficiente di persone. C’erano diversi ostacoli alla partecipazione, fra cui la lingua francese per le comunità Sikh ed ebraiche (prevalentemente anglofone), l’osservanza del Ramadan per i musulmani, il clima di tensione politica fra ebrei e musulmani ecc. Nonostante tutti questi fattori c’è stato un buon numero di partecipanti, e molti hanno osservato che questa iniziativa ha reso possibile un incontro interpersonale fra seguaci di religioni diverse, incontro che è continuato al di fuori della sede dell’IIM durante una celebrazione della fine del mese di Ramadan.

2. Giornata di formazione sulla soluzione dei conflitti in contesto interreligioso
Sollecitati da persone che lavorano nell’ambito della diversità religiosa e culturale, abbiamo organizzato una giornata di formazione interculturale sulla soluzione dei conflitti. Quattro approcci o modelli di formazione sull’argomento sono stati presentati da organizzazioni e istituzioni diverse. Invece di offrire una formazione approfondita su un solo modello, volevamo che i partecipanti si familiarizzassero con diversi approcci e li applicassero nella discussione delle questioni legate alla soluzione dei conflitti.
I partecipanti che venivano da ambienti diversi sono stati invitati ad esprimere le loro aspettative. Elenchiamo qui di seguito alcune delle loro preoccupazioni: a livello di vicinato, come raggiungere le comunità di immigrati e come comprenderle? Come stabilire una zona di tolleranza/dialogo fra alunni di religioni diverse e come prevenire i conflitti nelle scuole? Come comprendere le differenti percezioni della salute e della malattia nei pazienti di religioni diverse? Come aprirsi alle altre religioni senza perdere la propria anima? Come abitare in un condominio con persone e famiglie di religioni diverse senza provocare uno scontro interreligioso?
I quattro approcci o modelli presentati erano:
a) la Carta dei diritti della persona del Québec, presentata da Shirley Sarna (Quebec Human Rights Commission);
b) intra-extra-inter, un modello presentato da Jean-Marie Yambayamba (Center on Spiritualities and Religions of Montréal);
c) l’approccio della non-violenza, presentato da Jeanne Hubert (Resource Centre for Non-violence);
d) la mediazione dialogica, presentata da Kalpana Das dell’Istituto Interculturale di Montréal.
In questi quattro approcci si riscontrano prospettive molto diverse sulla questione del «conflitto» e sul modo di gestire la soluzione di un conflitto. I primi due modelli (a e b) affrontano direttamente la situazione di conflitto e cercano una soluzione tangibile attraverso la gestione delle differenze. Negli altri due (c e d), invece, le differenze non sono viste come problemi (neppure potenziali) che hanno bisogno di essere gestiti e risolti. La situazione di conflitto è considerata piuttosto come un’esperienza di vita che richiede alle parti di impegnarsi in una dinamica di dialogo. Secondo gli approcci a e b, il mediatore tiene un piede fuori dal conflitto in cui si contrappongono due o più persone, il che dovrebbe permettergli di fare da arbitro. Secondo gli approcci c e d, un incontro fra differenze, anche conflittuale, rappresenta comunque un’opportunità di scoperta reciproca, e il mediatore deve impegnarsi a fondo in questo processo di scoperta. Per quanto riguarda in particolare l’approccio dialogico, viene dato molto rilievo al ruolo del mediatore non come arbitro neutrale ma come persona che impegna se stessa sulla via del dialogo con un senso di lealtà nei confronti di coloro che sono in conflitto.

3. Un incontro sul tema: «Tradizioni religiose e responsabilità sociale: per un dialogo interreligioso negli spazi sociali»
Questo incontro è stato organizzato dall’Interreligious Committee for Social Action dell’IIM e dal Community Centre for Sport and Recreation della Côte-des-Neiges. L’obiettivo era duplice: esplorare le prospettive e il senso della responsabilità sociale secondo le visioni di religioni diverse e analizzare la questione del dialogo interreligioso negli spazi sociali.
Esponenti di sei diverse comunità sono stati invitati a presentare le principali caratteristiche delle loro tradizioni religiose per quanto riguarda la responsabilità sociale. Questo ha permesso ai partecipanti di farsi un’idea della diversità delle filosofie e dei comportamenti sociali che da esse derivano. A livello generale emergono due paradigmi: da un lato quello delle «religioni del Libro» (giudaismo, cristianesimo e islam) e dall’altro quello delle tradizioni induista e buddista, che presentano una notevole differenza per quanto riguarda la base filosofica delle questioni sociali. Bisogna notare inoltre che la tradizione Sikh ha una sua visione specifica, diversa dalle precedenti. Queste differenze filosofiche richiedono un dialogo interreligioso affrontato in maniera più rigorosa per arrivare a impegnarsi insieme in un’azione sociale comune. Nel corso della discussione sono emersi i seguenti interrogativi: dobbiamo limitarci ad agire ciascuno all’interno della propria comunità o possiamo esercitare la nostra responsabilità sociale in maniera interreligiosa? Nelle diverse tradizioni religiose esistono valori convergenti in materia di azione sociale (ad esempio il rispetto per l’altro) su cui poter fondare un’azione comune? Non sarebbe opportuno conoscere ed esaminare le principali differenze fra le visioni delle diverse tradizioni sulle questioni sociali, riflettendo sui limiti di ciascuna?
L’incontro ha richiamato un gran numero di persone, al punto che siamo stati costretti a porre un limite alle iscrizioni. Questo è il segno che fra gli abitanti di Montréal c’è un grande interesse e un grande bisogno di discutere questi argomenti.