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In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Il Diritto nel dialogo interculturale PDF Stampa E-mail
di Christoph Eberhard1

«Diritti dell’uomo», «Stato di Diritto», «governance e sviluppo sostenibile» sono i tre temi principali su cui lavoro da una diecina d’anni, sempre da un punto di vista interculturale. Ho iniziato questo cammino al Laboratoire d’anthropologie juridique di Parigi (Lajp, Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne) con una tesi di dottorato su «Diritti dell’uomo e dialogo interculturale», sostenuta nel 2000 e pubblicata nel 2002. L’ho continuato poi alle Facultés Universitaires Saint Louis di Bruxelles (Fusl), dove sono attualmente responsabile di un progetto intercontinentale di ricerca sul tema «Diritto, governance e sviluppo sostenibile». Privilegio sempre l’approccio interculturale e mantengo stretti rapporti di collaborazione con il Laboratoire d’Anthropologie juridique di Parigi.
Negli anni 2000 mi sono dedicato in particolare allo studio delle attuali trasformazioni nel campo socio-giuridico e della governance nell’ottica del crescente interculturalismo delle nostre società.
Dopo aver affinato gli strumenti metodologici nel corso degli anni ’90, è sembrato che fosse venuto il momento di approfondire il dialogo già abbozzato fra antropologi e teorici del Diritto, correndo il rischio di avventurarsi sul pericoloso terreno del dialogo fra approcci giuridici e approcci antropologici al Diritto, senza cadere in una riduzione dei procedimenti antropologici ma rimanendo aperti al dialogo con la teoria del diritto. Un progetto collettivo di ricerca è stato varato dal Lajp e dal Séminaire Interdisciplinaire d’études Juridiques delle Facultés Universitaires Saint Louis di Bruxelles, in collaborazione con l’Associazione Juristes-Solidarités, che lavora sulle pratiche alternative del diritto e ha sede a Parigi. La ricerca, che è durata circa due anni, ha preso le mosse dalle riflessioni di François Ost e di Michel Van de Kerchove su un cambiamento di paradigma giuridico dalla struttura piramidale alla rete. La sfida si collocava nella tensione creativa fra due approcci complementari e tuttavia ben distinti: quello di una teoria critica del diritto nell’ottica di François Ost e Michel Van de Kerchove, che osservano il diritto dall’interno del sistema giuridico, e quello di un’antropologia del Diritto che vuole emanciparsi da una riduzione dei diversi modi di pensare e di vivere il Diritto e il mondo a una semplice questione di comparazione e di contrapposizione al modello occidentale, che si presume universale.
La dinamica delle «prospettive interculturali e antropologiche della piramide e della rete» ha dato inizialmente l’impressione di una «deviazione della problematica». Il mutamento di paradigma proposto da François Ost e Michel Van de Kerchove delle Fusl si riferiva a un cambiamento nei modi di percepire il sistema giuridico, che da una struttura piramidale si aprirebbe a forme più simili alla rete, mentre gli antropologi del Diritto vedevano nella piramide e nella rete due modi diversi di guardare al fenomeno giuridico. La piramide riflette prevalentemente la prospettiva del diritto ufficiale, mentre la rete riflette quella degli attori. La rete è una realtà intrinseca all’approccio dell’antropologo, così come il pluralismo giuridico. Ciò è in contrasto con gli approcci più monisti dei «giuristi puri». Quando si affrontano le situazioni a partire dagli attori sociali, ci si trova inevitabilmente di fronte al pluralismo dei loro contesti sociali e alla diversità delle loro reti di appartenenza. La questione del passaggio del diritto «dalla piramide alla rete» è stata dunque riformulata nel modo seguente: come ripensare il Diritto a partire dalle pratiche degli attori e delle reti in cui sono inseriti, soprattutto (ma non esclusivamente) in contesti non occidentali? Come ripensare in modo diverso le questioni della realizzazione dello Stato di Diritto? In certi contesti non sarebbe forse importante avviare una riflessione, più che in termini di Stato di Diritto, sulla realizzazione di «stati di Diritto» intesi come situazioni fondate su risorse locali (intellettuali, materiali e umane) in articolazione con le risorse moderne dello Stato di Diritto? Queste domande rimandavano a un interrogativo fondamentale sul piano della teoria generale del Diritto: che forma dovrebbe assumere uno Stato di Diritto contemporaneo in contesti sempre più esplicitamente interculturali, presi fra dinamiche globali e locali, e dove uno dei problemi principali è il rapporto con le pratiche, le rappresentazioni e i bisogni dei cittadini? In questo quadro, la collocazione del Diritto in una prospettiva interculturale è stata illuminante e soprattutto ha posto le basi per un approfondimento delle piste di riflessione che hanno cominciato ad emergere, con l’attivazione di una nuova dinamica internazionale: oltre a una ripresa della collaborazione fra il Lajp e le Facultés Universitaires Saint Louis, sono stati coinvolti anche centri di ricerca canadesi, brasiliani, indiani e cinesi per avere punti di vista diversi sulla problematica «Diritto, governance e sviluppo sostenibile». Il progetto, finanziato dalla Fondazione Charles Léopold pour le Progrès de l’Homme, prevede una durata di quattro anni, per cui è stato possibile impegnarsi in un processo veramente diatopico, dialogale e quindi additivo. Le problematiche comuni non vengono identificate a priori, ma si cristallizzano progressivamente sulla base del confronto e della comparazione a partire da topoi diversi, da contesti che racchiudono visioni del mondo e logiche diverse e che di conseguenza fanno emergere prospettive diverse non solo sulle risposte da dare agli interrogativi iniziali, ma sugli interrogativi stessi. Questa dinamica è stata avviata nel gennaio 2004. Un primo incontro internazionale ha avuto luogo a Bruxelles alla fine di ottobre. I risultati, arricchiti da una continuazione del dialogo tramite internet, sono stati pubblicati nel 2005 in un numero tematico dei Cahiers d’anthropologie du Droit su «Diritto, governance e sviluppo sostenibile».
L’accento, in questa fase, è stato posto sulla costruzione di una problematica attraverso la reciproca esplicitazione dei rispettivi topoi dei partecipanti; la pubblicazione servirà come base per la prosecuzione dei lavori, che sfoceranno in un colloquio internazionale nel 2007.
Parallelamente a questo lavoro collettivo a livello globale, ho cominciato ad animare alcune iniziative asiatiche sugli stessi temi. Dopo l’avvio di un processo di ricerca collettiva sul pluralismo giuridico in India (sfociato nel 2005 nella pubblicazione di un numero speciale dell’Indian Socio-Legal Journal che ho curato insieme a Nidhi Gupta), sto organizzando per l’inizio del 2006 un incontro fra ricercatori indiani e francofoni a Pondichéry (India) sulle problematiche del Diritto fondiario. L’iniziativa nasce dalla collaborazione fra l’Association Francophone d’Anthropologie du Droit (Afap, Bruxelles), il dr. Ambedkar Government Law College (Pondichéry), l’Institut Français di Pondichéry (Ifp) e il Séminaire Interdisciplinaire d’études Juridiques (Siej) «Droit et globalisation» delle Facultés Universitaires Saint Louis, di cui sono il responsabile.
Per quanto riguarda il lavoro «sul campo» nell’ambito della ricerca su «Diritto, governance e sviluppo sostenibile», mi sto occupando della questione delle tradizioni sanitarie e dei problemi della loro sopravvivenza e della loro rivitalizzazione, in collaborazione con l’Ifp e con la Foundation for the Revitalization of Local Health Traditions (Frlht) di Bangalore. Questo mi ha fatto prendere coscienza della mancanza di riflessioni approfondite su «Diritto, salute e culture». Attualmente sto creando una rete di ricercatori per approfondire l’argomento.
Infine, per dare spazio a voci asiatiche sulla governance e per favorire un dialogo fra i due giganti dell’Asia, la Cina e l’India, ho avviato un processo di ricerca collettiva su «Governance e globalizzazione in una prospettiva asiatica», facendo assegnamento soprattutto sulla rete di ricercatori indiani che hanno già partecipato al lavoro collettivo sul pluralismo giuridico in India e su un gruppo di ricercatori dell’Università di Renmin (Pechino). Una pubblicazione collettiva è prevista per il 2007.
Queste molteplici iniziative possono dare il capogiro. Si articolano tuttavia intorno all’esigenza e al desiderio di far dialogare i diversi punti di vista e di aprire gli approcci dominanti a una maggior considerazione dell’interculturalità. Chi fosse interessato a partecipare all’una o all’altra iniziativa è il benvenuto!

Bibliografia selettiva di Christoph Eberhard

Libri:
  • «Droit, gouvernance et développement durable» (dir.), Cahiers d’Anthropologie du Droit, numero speciale, Karthala, Paris 2005, pp. 376.
  • «Legal Pluralism in India» (co-dir.), Indian Socio-Le­gal Journal, numero speciale, vol. XXXI, 2005, pp. 148.

Articoli:
  • «Beyond Legal Pluralism – A Dy­namic and Intercultural Ap­proach to Law in India», in Indian Socio-Legal Journal, numero speciale, vol. XXXI, 2005, pp. 131-148.
  • «L’anthropologie du Droit. Un iti­né­raire entre altérité, complexité et inter­culturalité», di prossima pubblicazione in Rude-Antoine É. e Zagianaris J. Croisée des champs disciplinaires et recherches en sciences sociales, CURAPP, France 2005.
  • «Legal Pluralism in India. An In­tro­duc­tion», in collaborazione con Nidhi Gupta, in Indian Socio-Legal Jour­nal, numero speciale, vol. XXXI, 2005, pp. 1-10.
  • «Droit, laïcité et diversité culturelle. Le défi du pluralisme en France», in collaborazione con Mayanthi F. e Nawel Gafsia, in Revue In­terdisciplinaire d’Études Juridiques, n. 54, 2005, pp. 129-169.


Siti internet:

Note
1. Ricercatore e docente di antropologia del Diritto alle Facultés Universitaires Saint Louis di Bruxelles (Fusl) e al Laboratoire d’anthropologie juridique di Parigi (Lajp). Membro del Réseau International pour des Alternatives Culturelles au Développement (Riac(d), «Rete internazionale per alternative culturali allo sviluppo» promossa dall’IIM). Questa presentazione delle mie attuali attività riprende in larga misura un articolo che verrà pubblicato in un numero speciale dei Cahiers d’Anthropologie du Droit dedicato al 40° anniversario del Laboratoire d’anthropologie juridique di Parigi.