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In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Notizie dai collaboratori internazionali (dal n. 9) PDF Stampa E-mail
di Kalpana Das
1. Marie-Dominique Perrot
Docente presso l’Institut Universitaire d’études du Développement di Ginevra e membro del Réseau International pour des Alternatives Culturelles au Développement1, Marie-Dominique Perrot ha recentemente pubblicato in francese (in collaborazione con Gilbert Rist, Jean-Noël DuPasquier, Dominique Joye and Jean-Philippe Leresche) un libro intitolato Ordres et désordres de l’esprit gestionnaire. Où vont les métiers de la recherche, du social et de la santé?2 L’autrice descrive nei seguenti termini la genesi del volume:     
«Lavorare e riflettere sulle pratiche gestionali può sembrare un compito particolarmente noioso e ingrato. Eppure quando ho proposto al mio settore “Scienze sociali” della Commissione svizzera per l’Unesco l’attuazione di un’analisi critica delle costrizioni e delle imposizioni di tipo gestionale nei nostri rispettivi ambiti professionali, dalle reazioni di tutti ho potuto capire fino a che punto viviamo esperienze simili e fino a che punto i nostri interrogativi convergono.
Senza dubbio è sempre utile realizzare certe riforme per eliminare gli sprechi, per migliorare la qualità dei servizi o per rendere socialmente più comprensibile la ragion d’essere di un’organizzazione e chiarire le sue responsabilità a livello finanziario e nei confronti della sua clientela. Ma fino a che punto si può assoggettare il servizio pubblico o para-pubblico a una logica di tipo contabile senza mettere a rischio ciò che non ha prezzo, ciò che sfugge al mercato, ciò che costituisce l’essenziale della sua prassi, della sua utilità sociale, e la ragion d’essere non «mercantile» delle sue «professioni»?
Abbiamo dunque deciso di organizzare un convegno per cercare, con altri professionisti che operano nel campo della ricerca, del sociale e della sanità, di affrontare il problema e di valutare alcune ipotesi sui molteplici paradossi che emergono quando si attua un trasferimento di «ricette» dal settore privato al pubblico. Elenchiamo qui di seguito alcuni degli interrogativi a cui i partecipanti hanno cercato di rispondere.
E se coloro che hanno la fortuna di avere un lavoro avessero accettato (o fossero stati costretti ad accettare) di sacrificare una parte della loro professionalità per non perdere il posto? I professionisti che operano nel campo della ricerca, del sociale e della sanità sono destinati a veder peggiorare la qualità dei loro servizi sotto la pressione delle esigenze gestionali? Questo timore è segno di un attaccamento malsano a comportamenti istituzionali superati, a discutibili interessi corporativi? Oppure è dovuto alla pigrizia, all’ignoranza e alla paura di perdere le proprie comodità o il proprio lavoro? La nuova gestione pubblica può rimettere ordine dove regnava il disordine, oppure le regole proposte in nome dell’imperativo gestionale conducono, per la loro molteplicità, a disordini imprevisti? Come rinunciare all’idea che gestire un problema significhi risolverlo? Perché la gestione neoliberale (che avrebbe dovuto liberare le energie e ravvivare la responsabilità individuale) presenta un simile arsenale di costrizioni? Come evitare che nuove forme gestionali conducano a una moltiplicazione dei compiti (come troppo spesso accade) invece che a una loro razionalizzazione?
Il libro raccoglie i risultati del convegno, organizzato dal settore «Scienze sociali» della «Commissione svizzera per l’Unesco» e dall’IUED (Institut Universitaire d’Etudes du Développement) di Ginevra.

2. Notizie da La Ligne d’Horizon e dal Rocade
La Ligne d’Horizon3 è una ong creata a Parigi allo scopo di promuovere visioni alternative sul piano della critica dello sviluppo, a partire principalmente dagli scritti di François Partant. Nel 2002 La Ligne d’Horizon aveva organizzato un importante convegno internazionale dal titolo «Disfare lo sviluppo, rifare il mondo»4. Sulla scia di questo convegno è stata creata una rete di organizzazioni denominata Rocade,5 che include gruppi come Solidarité, Silence, l’écologiste.6 Finora la rete ha operato con i finanziamenti ottenuti dal gruppo Solidarité. Il Rocade ha creato due siti internet significativi: www.decroissance.info e www.apres-developpement.org (multilingue). Questi due siti contengono molti testi e articoli sui movimenti per la decrescita.7

Note
  1. La «Rete internazionale per alternative culturali allo sviluppo» (Riacd),  promossa dall’IIM.
  2. Editions Réalités Sociales, Lausanne 2006, pp. 255. Il libro può essere ordinato scrivendo alla casa editrice (Editions Réalités Sociales – 11, rue de la Barre – 1005 Lausanne – Svizzera) o inviando un messaggio di posta elettronica a Jean Richard ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ).
  3. Si veda www.lalignedhorizon.org.
  4. Gli interventi al convegno sono raccolti nel volume: AA. VV., Disfare lo sviluppo per rifare il mondo, Jaca Book, Milano 2005.
  5. Réseau des Objecteurs de Croissance pour l’Après-Développement (Rete degli obiettori di coscienza per il dopo-sviluppo).
  6. Si veda: www.solidarite.asso.fr; www.revuesilence.net; www.ecologiste.org.
  7. Recentemente è sorta in Italia la «Rete per la decrescita» (si veda www.decrescita.it).