Prefazione al n. 5 |
di Robert Vachon I diritti dell’Uomo e lo Stato di Diritto generalmente non si presentano in chiave di religione o di cultura, ma piuttosto come una realtà laica, transreligiosa, transculturale, universale e di ordine razionale, scientifico e neutro. Tuttavia si propongono come la via di salvezza per l’umanità (come fanno molte religioni), e in questo senso si prospettano di fatto come una religione, una cultura. Si presentano inoltre (unitamente allo sviluppo e alla democrazia) come gli elementi costitutivi della cultura o della civiltà evoluta e universale a cui tutti devono pervenire. A questo proposito bisogna notare infine che alcune religioni tradizionali e alcune associazioni di religioni hanno assunto una posizione parassitaria rispetto a questa religione/cultura universale dei diritti dell’Uomo e dello Stato di Diritto, per non dire della religione/cultura dello sviluppo e della democrazia. Non vogliamo abolire diritti umani e stato di diritto, né intendiamo denigrare questa religione/cultura del nostro tempo. Non si tratta neppure di purificare queste nozioni dalle loro debolezze, dalla loro mancata attuazione e dai loro abusi (che cosa non si fa contro il Diritto in nome del Diritto, contro lo Stato di Diritto in nome dello Stato di Diritto, contro la democrazia in nome della democrazia…). Ci sarà sempre da migliorare questa via di salvezza, ed è importante farlo. Ma non è di questo che vogliamo parlare qui. Ciò che intendiamo contestare è l’assolutizzazione, l’egemonismo, il mito della transculturalità, della transreligiosità, dell’universalità e della possibilità di universalizzare queste nozioni (come si è cercato di fare per quelle di sviluppo e di democrazia). Si tratta di un’operazione interculturale delicata, soprattutto perché ci troviamo di fronte a un argomento tabù: non si tollera facilmente che qualcuno vada a toccare queste nozioni sacre e cerchi di relativizzare questi miti dei diritti dell’Uomo, dello Stato-nazione, dello sviluppo, della democrazia e della civiltà. Gli interrogativi che intendiamo porre sono i seguenti: è necessario che le persone abbiano dei diritti per essere rispettate? Esistono o devono esistere dei criteri universali in base a cui giudicare ogni cosa sotto il sole? Altri popoli possiedono nozioni diverse da quelle di diritti dell’Uomo e di Stato di Diritto, collocate in modo altrettanto valido alla base dell’ordine sociale e del rispetto della dignità umana? Quali sono? Perché non se ne sente mai parlare come di valori contemporanei che esistono? |