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In evidenza

 
Venerdì 19 maggio 2017 ore 20.45
presso il Centro Natura - Sala del camino

via degli Albari 4/a - Bologna

 

collana InterCulture
già rivista dell’Istituto Interculturale di Montreal

presentazione del volume:

Vie di pace
 
intervengono:
Arrigo Chieregatti
direttore della collana

Antonio Genovese
pedagogista
 
Pace è consuetudine e scambio di vita fra gli uomini:
dalla famiglia al clan, al popolo, alla moltitudine delle genti.
Un cammino faticoso, perché l'uomo trova difficile
non mettersi al primo posto
considerando gli altri come vassalli.
Molte sono le vie della pace.
Questo volume ne esplora alcune.

 
scarica il programma dettagliato
 
Prefazione al n. 6 PDF Stampa E-mail
di Kalpana Das e Frédérique Apffel-Marglin

Il femminismo non è un fenomeno nuovo nella storia dell’umanità. Possiamo constatare la presenza di molte correnti di questa dinamica sociale in tutte le culture e in diversi periodi storici. Qui vogliamo rivisitare la forma modernista del femminismo, con le sue varie ideologie nate in seno all’Occidente moderno, e analizzare il suo atteggiamento missionario nei confronti delle altre culture del mondo.
I movimenti di liberazione della donna e i movimenti femministi modernisti di oggi trovano il loro schema di riferimento nel paradigma evoluzionistico «tradizione-modernità» e sono segnati dai processi storici delle società occidentali e dalle percezioni della realtà femminile presenti al loro interno. Il femminismo fondato su una filosofia «sviluppista» e su programmi di miglioramento della situazione delle donne continua a riprodurre l’immagine della donna come vittima. Se non vengono del tutto ignorate, le dimensioni religioso-culturali delle «donne inserite nei programmi di sviluppo» sono percepite come ostacoli al processo di modernizzazione e alla liberazione delle donne, basata sulla libertà di scelta individuale.
Questo numero di InterCulture cerca di rovesciare la tendenza riduzionista a vedere le donne come vittime, una tendenza che troppo spesso demolisce la visione che le donne hanno di se stesse come parte integrante delle collettività sia umane che diverse dall’umano. Questa tendenza provoca anche la distruzione del tessuto comunitario (umano e diverso-dall’umano al tempo stesso) nelle varie regioni geo-culturali del mondo. La nostra iniziativa vuole essere un invito a esplorare modi alternativi di affrontare la questione femminile nelle società di oggi.
Lo scopo è recuperare il femminile come sorgente e sostegno della vita nelle collettività umane e diverse-dall’umano, esplorando le varie esperienze del femminile che affondano le radici in terreni culturali, spirituali e filosofici non modernisti.
Frédérique Apffel-Marglin e Loyda Sánchez presentano una critica di quello che siamo concordi nel chiamare il «femminismo sviluppista», mettendo in discussione il sistema di valori che esso promuove e rende operante nel contesto delle popolazioni autoctone delle Ande boliviane. Nello stesso tempo l’articolo illustra la percezione che le donne delle comunità andine hanno di se stesse e del femminile, in profondo contrasto con l’immagine modernista eurocentrica della donna emancipata, proposta dai programmi internazionali accreditati dal governo boliviano.
Neela Bhattacharya Saxena elabora un «paradigma» ibrido o interculturale per il nostro rapporto con la terra e fra di noi, a cui dà il nome di Mandala Gaia. Il tentativo è quello di connettere due visioni del mondo: quella della tradizione shakta dell’India, fondata su una sottile forza femminile chiamata Shakti (la sorgente della vita e della morte, che sostiene ogni cosa), e una teoria occidentale, l’«ipotesi Gaia», che vede la terra come un organismo vivente. Il nucleo centrale dell’articolo è l’analisi delle forze distruttrici delle strutture moderniste di dominio che oggi governano il mondo, forze che si manifestano in un individualismo essenzialmente consumistico. Con l’evocazione delle due visioni del mondo della Shakti e di Gaia, l’autrice cerca di riunire lo spirituale e il materiale in una nuova comprensione del sé.
Leila Ahmed, di origine egiziana, ci introduce a un femminismo islamico attraverso la propria esperienza personale. Quello che ci presenta è l’Islam familiare e «orale» delle donne e non l’Islam della tradizione «ufficiale» degli uomini, legata ai testi scritti. Leila Ahmed ci svela le umili custodi di un Islam dolce e segreto e di un modo generoso di vivere, lontano dalle voci forti degli uomini.