I lettori partecipano
di Luigi Arnaboldi

I densi e provocanti articoli della rivista necessitano di inevitabili chiarimenti e approfondimenti. I lettori della zona di Bologna ormai sanno che per ogni numero della rivista organizziamo un Seminario che cerca proprio di rispondere a quelle esigenze. Per il numero 6 («Il femminismo a confronto con l’interculturalità»), l’incontro si è svolto domenica 4 marzo a Casalecchio di Reno presso la «Casa per la pace».
Il Seminario di approfondimento è stato introdotto da Bruno Amoroso, co-direttore della rivista, che ha ricordato che va riconosciuta alla femminilità la sua diversità specifica. Questo però ha da portare anche a riconoscere l’unico umano che in essa si esprime. Soltanto così sarà possibile un dialogo con il maschile. Il femminile, in questa relazione con il diverso maschile, scopre parti di sé particolari e sconosciute. E questo è vero anche per il maschio che si relaziona con la donna. Ma ciò vale anche, più in generale, nello scambio interculturale. C’è sempre da partire riconoscendo la diversità peculiare di ogni cultura, ma è importante dialogare, perché in tal modo perveniamo a conoscere degli aspetti che emergono proprio grazie al confronto con la diversità altrui. Questo numero della rivista sul «femminile» solleva dunque ancora una volta tutte le questioni interconnesse con l’intercultura.
Il femminismo, ha puntualizzato Amoroso, è nato per emancipare la donna. È un movimento che quindi guarda in avanti e riflette l’idea di un progresso che è sempre un crescendo: da qui a un dopo (sicuramente migliore...). Ma emancipazione e progresso possono essere anche dei movimenti all’indietro. Per ritrovare le forze a volte si va indietro nel tempo e si ricorda, ad esempio, cosa diceva nostro padre. Il progresso allora non è rettilineo, ma circolare. C’è un continuo rimescolamento tra presente e passato.
L’introduzione si è conclusa sottolineando la decisiva importanza della questione femminile nel nostro oggi. Ogni disegno politico che cerchi di progettare un futuro accettabile ha da mettere a tema la condizione femminile. Gli articoli della rivista, che in un certo senso sono come delle docce fredde, aprono finestre nuove che possono meglio metterci in situazione per programmare un futuro sempre più umano e rispettoso della diversità degli altri.
Il Seminario è poi proseguito in piccoli gruppi, uno per ogni articolo di questo numero della rivista, dove si è dialogato su vari temi. Successivamente ogni gruppo ha reso partecipi tutti gli altri di un aspetto emerso in modo più marcato, condividendolo attraverso la lettura di qualche significativo paragrafo della rivista. Ancora una volta è emerso il grande interesse suscitato dalle questioni poste dall’intercultura e l’inesauribile necessità di ulteriori approfondimenti.
Concludendo il Seminario, e seguendo la sollecitazione di Amoroso, ci siamo sentiti ancora più coscienti della necessità di attualizzare nella nostra cultura gli stimoli pervenutici. La cultura femminile si caratterizza per un più accentuato uso della trasmissione orale, che non è ancora andato perso del tutto. Questa specificità non la troviamo solo nell’islam o nella cultura andina, perché è presente anche nella nostra cultura locale italiana. Ricercare in questa linea del locale, fare memoria del passato a noi più vicino potrebbe essere il contributo a noi più conforme per edificare l’interculturale.